Cosa è l’acufene
L’acufene, detto anche tinnito, è la percezione di un rumore (ronzio, fischio, fruscio o sibilo) avvertito nelle orecchie o nella testa quando non c’è un reale stimolo acustico esterno. Può presentarsi in diverse forme: debole o forte, continuo o intermittente. Può essere acufene unilaterale, percepito da un orecchio, e acufene bilaterale, sentito da entrambe le orecchie. Nella maggior parte dei casi è un sintomo di potenziali malattie dell’orecchio interno o, più frequentemente, di malattie neurologiche. Non esiste una classificazione dell’acufene uniforme e accettata globalmente. I motivi sono vari: la natura soggettiva del disturbo, la conoscenza limitata dei processi fisiologici e la molteplicità dei fattori di rischio.
L’istituto di ricerche Mario Negri riconosce diverse classificazioni. Secondo la durata: acufene cronico se persiste fino a tre mesi, subcronico fino a sei mesi e acuto oltre i sei mesi. Si fa differenza anche tra acufene oggettivo, che viene associato a un rumore fisico che raggiunge l’orecchio sia della persona interessata che di un esaminatore esterno, e soggettivo, che non viene associato ad un rumore fisico e percepito solamente dal paziente. La classificazione THoSC (Tinnitus Holistic Simplified Classification) è la seguente:
- Acufene uditivo: originato da alterazioni uditive che possono comportare perdita di udito o alterazioni della plasticità delle reti neuronali uditive;
- Acufene somato-sensoriale: causato, peggiorato o associato al sistema sensoriale. I segnali sensoriali provenienti da varie parti del corpo vengono interrotti, causando una contrazione involontaria o spasmo che produce poi l’acufene.
- Acufene legato a psicopatologie: può svilupparsi in seguito a disturbi e disordini psicopatologici e psichiatrici come ansia, depressione, ma anche abuso di sostanze, disturbi dell’alimentazione, ed altri.
- Acufene combinato: nel caso in cui non è chiaro quale delle tre cause precedentemente elencate sia la più significativa.
Le cause
Le cause sono ancora oggi sconosciute. Si ipotizza che il gruppo di cellule nervose o neuroni che regolano i segnali di rumore e dolore possano alterarsi, sviluppando una percezione cronica di queste sensazioni. Sappiamo che le aree del cervello responsabili sono il nucleus accumbens e numerose altre, tra cui la corteccia prefrontale ventromediale e la corteccia cingolare anteriore.
Tra i fattori che generano l’acufene ci sono altre patologie che sorgono in contemporanea:
- patologie dell’orecchio (otiti, otosclerosi);
- deficit uditivi;
- disfunzioni dell’articolazione temporo-mandibolare;
- traumi cranici e acustici;
- tumori benigni del nervo acustico (neurinomi);
- sbalzi pressori;
- consumo di farmaci tossici per l’orecchio;
- esposizione a suoni ad alto volume durante l’attività lavorativa o ricreativa;
- accumulo di cerume.
La diagnosi
Quando l’acufene è soggettivo non può essere misurato oggettivamente con test diagnostici. Lo specialista si deve basare sui racconti dei pazienti e può in caso optare per esami oggettivi, quali un esame dell’udito o una risonanza magnetica. Si possono così identificare o escludere le cause specifiche che potrebbero aver portato alla malattia. Il dottor Berthold Langguth, con i colleghi dell’università di Ratisbona in Germania, ha messo a punto un metodo. Si parte dall’indagine complessa della storia clinica del paziente per arrivare al rilevato di fattori legati alla patologia. Si usano poi questionari, come il Tinnitus Handicap Inventory, composto da 25 domande alle quali si può rispondere: sì (4 punti), qualche volta (2 punti) o no (0 punti).
Si genera così la seguente classificazione:
- Grado 1 – lievissimo (THI 2-16) acufene percepito solo in ambiente silenzioso;
- Grado 2 – lieve (THI 18-36) presenza di occasionali turbe del sonno;
- Grado 3 – moderato (THI 38-56) acufene avvertito anche nel rumore;
- Grado 4 – severo (THI 58-76) interferenza con il sonno e le attività quotidiane;
- Grado 5 – catastrofico (THI 78-100) impossibilità a svolgere le normali attività quotidiane, astensione dal lavoro.
La cura
L’istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri spiega che non esiste una terapia farmacologica efficace per curare tutti i tipi di acufene e che identificare il trattamento efficace è molto difficile. I pochi trattamenti validi a disposizione mirano ad alleviare il fastidio causato da questo disturbo e ad agire sulle cause che l’hanno generato.
Ecco le terapie esistenti:
- Cognitivo-comportamentali, chiamate anche Cognitive Behavioral Therapy (CBT), che hanno l’obiettivo di insegnare al paziente come adattarsi e come gestire attivamente il proprio disturbo;
- La Tinnitus Retraining Therapy (TRT), un modello riabilitativo che ha come primo obiettivo quello di abituare il paziente ai sintomi dell’acufene e di insegnargli a considerare gli acufeni come “stimoli neutri”. Una componente della TRT è la terapia del suono;
- Impianto di apparecchi acustici: in pazienti affetti da acufene e perdita dell’udito, l’impianto di apparecchi acustici permette di compensare il deficit uditivo;
- Impianto di apparecchi cocleari: l’80% dei pazienti affetti da perdita dell’udito ad entrambe le orecchie sono affetti anche da acufene.
Tratto da un articolo su: ilmessaggero.it