Ad una decina di chilometri da Moncalieri, comune alle porte di Torino, si trova un antico edificio di epoca medievale la cui costruzione risale al IV secolo. Non tutti sanno che questa casaforte (la casaforte è un’antica residenza signorile fortificata di epoca medievale; si tratta di una “costruzione protetta”, utilizzata sia dal signore “rurale” per conservare i prodotti agricoli ed impedirne furti, ma anche dai nobili delle città che le utilizzarono come territorio sicuro e difendibile per la propria famiglia e gli alleati) ha la fama di essere il castello più infestato dai fantasmi di tutta la penisola.
Il Castello fu costruito per difendere il ponte sul torrente Banna, su cui passava la strada romana proveniente da Pollenzo. Il nome “Rotta” gli sarebbe stato dato dopo la disfatta subita da Tommaso di Savoia contro i francesi nel 1639 (la parola “rotta” significa infatti “sconfitta”). Secondo altre fonti, il nome del castello di Moncalieri deriverebbe dalla parola “Rotha” ovvero roggia, che significa anche “luogo aperto” vista la sua posizione su una vasta pianura.
Negli anni ’80 la casaforte è stata restaurata e riportata all’antico splendore. Il castello ha la forma di un quadrilatero con una imponente torre di vedetta, un grande cortile interno, stalle, magazzini e sotterranei.
Nelle prime decadi del Novecento il castello della Rotta si trovava in stato di abbandono e ciò, unitamente alla solitaria ubicazione e alla circostanza di essere stato a lungo un possesso templare, favorì il sorgere di argomentazioni circa presunti fenomeni soprannaturali che lo infesterebbero. La costruzione avrebbe una posizione astrologica idonea all’apporto di energie naturali, perché orientata in rapporto alla posizione del sole, della luna e dei pianeti, trovandosi all’incrocio di particolari linee di forze magnetiche terrestri. La notorietà della dimora in tal senso si consolidò a partire dagli anni Ottanta, anche se risulta chiaramente difficile poter credere alla veridicità delle numerose “testimonianze”.
A detta degli “esperti”, comunque, il castello avrebbe la fama di essere il più infestato d’Italia e il seguente incompleto elenco riassume le presenze che si sarebbero manifestate nelle sue stanze: un cavaliere armato sul suo destriero, un sacerdote criminale, un corteo rituale di ecclesiastici (ogni 14 giugno), una nobile forse suicida, un’anziana tata rea di aver provocato la scomparsa di un infante, un cardinale seduto e intento a leggere un libro ed un uomo vestito di nero che ritorna nel luogo della propria morte.
Il castello, nel corso dei secoli, è stato proprietà di romani, longobardi e templari. Nel 1196 il castello fu donato dal Vescovo Arduino di Valperga ad Alberto, Maestro della milizia del Tempio, divenendo proprietà dei Cavalieri di Malta (poco lontano si trova Gorra, un piccolo borgo che molto probabilmente fu magione templare) e lo rimase per più di tre secoli. La presenza dei Cavalieri di Malta è comprovata da alcuni documenti storici oltre che da alcuni simboli, come ad esempio le croci patenti incise sui pilastri all’entrata.
Anche per il legame con i templari, nel corso dei secoli si sono sviluppate intorno a questo castello tante storie e leggende, la maggior parte legate a morti violente. I fantasmi di questi sfortunati vagherebbero ancora oggi tra le mura dell’edificio.
La Rotta, comunque, fu fortificata soprattutto per la difesa dai briganti, poiché nella metà del 1400 erano terminati i conflitti tra comuni o feudi, dato che la pianura piemontese era sotto la giurisdizione del duca di Savoia.
Il castello mutò spesso proprietario: dai romani, ai longobardi, ai templari (lo tennero per oltre trecento anni), e nel Cinquecento ai Savoia. Fu testimone di due battaglie: Tommaso Francesco di Savoia, principe di Carignano (da cui discenderanno i re d’Italia), vi subì, nel 1639, una disfatta con l’esercito francese e, nel 1706, mentre il suddetto assediava Torino, fu adibito a deposito di polvere da sparo per rifornire clandestinamente gli abitanti della città.
Vi morì, pazzo, il 30 ottobre 1732, l’abdicatario re di Sardegna Vittorio Amedeo II, qui rinchiuso dal figlio Carlo Emanuele III.
Alla fine del Settecento, pertanto, la storia della costruzione come fortilizio era conclusa e prevalse la destinazione abitativa gentilizia. La lapide, murata sul portale d’ingresso della casaforte, raffigura lo scudo dei Valperga con un arbusto sovrastato da un becco (il maschio della capra). Vi fu collocata, nel 1455, dal Gran Priore dei Cavalieri gerosolimitani Giorgio di Valperga di Masino, con la seguente iscrizione latina:
«”Hec est Baptiste sub nomine facta Johannis Mansio quam fieri desertis fecit i agris longobardor, prio ille Georgius ortus ex clara comitum Valpergie stirpe beati Montiscalerii preceptor en ede Johannis cuius in augumentum castrum istud adidit mille quadringenta et quinquaginta duobus religio gaude proque ipso numine adota“.» |
Il fantasma del cavaliere templare a cavallo
Il Castello della Rotta è stato teatro di tantissime battaglie e di altrettante morti violente. Diversi uomini e cavalieri sono stati sepolti all’interno delle sue mura, i loro scheletri sono stati ritrovati durante alcuni scavi. Tra questi scheletri è stato ritrovato quello di un cavaliere, sepolto insieme al suo cavallo, che portava una croce di ferro al collo, i cui resti sono stati datati tra il XV ed il XVI secolo. Il ritrovamento di questo cadavere colpì molto gli abitanti della zona perché già molto tempo prima si raccontava del fantasma di un cavaliere a cavallo con una croce al collo che girava per il castello. Leggenda narra che in passato arrivò alla casaforte una giovane marchesa francese destinata a sposare il signore del castello. La ragazza però era innamorata di un giovane cavaliere, bello e coraggioso. Il signorotto, una volta scoperta la storia tra i due buttò la povera ragazza dalla torre del castello. Il cavaliere, quando seppe la terribile notizia si votò a Dio e partì per la Terra Santa per combattere gli infedeli. Leggenda vuole che che il fantasma col cavallo che si aggira per le sale della tenuta sia proprio questo cavaliere che volle farsi seppellire in questo luogo accanto alla sua amata.
La leggenda del frate della Rotta
Una altra leggenda legata sempre ai templari narra di un nobile, proprietario del castello, innamorato di un una bella nobildonna. Nel giorno della festa del fidanzamento dei due a corte, il palazzo fu assediato a sorpresa dai saraceni. Alcuni di questi inseguirono la giovane promessa sposa fino alla cima della torre dalla quale la ragazza si buttò per non cadere nelle mani del nemico. Il signore del castello combatté valorosamente tutta la notte e riuscì ad allontanare i nemici, ma all’alba vide la sua amata distesa senza vita sul ponte levatoio. Per il dolore e la rabbia il nobile cavaliere decise di partire per la Terra Santa facendosi monaco guerriero templare e per vendicarsi di tutti gli infedeli responsabili della morte della sua promessa.
La leggenda del bambino e della nutrice
Si racconta che molto tempo fa nel palazzo vivesse un bambino molto dispettoso che era la croce della sua povera nutrice, costretta a rincorrerlo per tutto il maniero per evitare che si cacciasse nei guai. Un giorno la nutrice non riusciva a trovarlo e, arrivata nel cortile, esausta si fermò un momento per riprendere fiato. Ad un certo punto vedendo ricomparire dall’altra parte del cortile il bambino con un sorriso malizioso e di sfida, la nutrice si lasciò sfuggire un colorito rimprovero. All’improvviso però nel cortile arrivò una carrozza trainata da cavalli imbizzarriti che travolsero il povero bambino. La nutrice sconvolta, andò in cucina e si tolse la vita. Da allora, si dice che i fantasmi del bambino e della donna vaghino per le sale del castello, il primo alla ricerca della propria madre e la seconda in cerca del bimbo. Quest’ultima, oltre ai lamenti, lascerebbe dietro di sé un profumo di rose e gigli.
Il maniero è protagonista di numerose altre storie e leggende sui fantasmi come ad esempio il sacerdote condannato ad essere murato vivo nel 1400 per aver commesso terribili crimini, un uomo giustiziato tramite decapitazione che ancora vagherebbe nel cortile interno con in mano la propria testa o ancora una bellissima donna bionda proprietaria del castello che si è tolta la vita a causa delle angherie di suo marito. Quest’ultima, si dice, vaghi per la pianura intorno alla tenuta. E poi ancora si racconta di visioni di battaglie e di interi eserciti in marcia.
Si narra inoltre che tutti questi spettri si riuniscano, ogni anno, per una vera e propria processione nella notte tra il 12 ed il 13 giugno, tutti diretti verso il maniero.
Sfortunatamente il castello, essendo oggi proprietà privata, non è visitabile, ma se vi trovate da quelle parti provate a vedere se nella pianura intorno riuscite a vedere qualcuno degli spiriti che vivono nel castello più infestato d’Italia.
Una ricerca del CICAP ha, tuttavia, evidenziato come le leggende sui fantasmi di questa struttura si siano diffuse solo a partire dagli anni Ottanta, a seguito di un cambio di proprietà, senza evidenze precedenti.