Urban Legends

Urban Legends

Una leggenda metropolitana, anche leggenda urbana o più propriamente leggenda contemporanea, è una storia insolita e inverosimile, normalmente a trasmissione orale e che, a un certo punto della sua diffusione, riceve larga eco dai media, tramite i quali riceve patente di credibilità.

Fenomeno culturale assai diffuso, si chiama “metropolitana” o “urbana” non tanto per contrapposizione a un’eventuale aneddotica di tipo rurale o provinciale, quanto per il fatto che essa è nata e si è diffusa nella civiltà moderna, più legata alla città che alla campagna; la sociologia, per evitare ambiguità, infatti, preferisce l’aggettivo “contemporanea”.

Si tratta normalmente di ipotetici fatti presentati come realmente accaduti e attribuiti a dei terzi prossimi al narrante. Sovente l’incipit è l’amico dell’amico o un parente di un parente (v. sotto, Nella musica). Nei paesi di lingua inglese addirittura è stato coniato un acronimo per riferirsi al soggetto o alla fonte di queste storie: FOAF, friend of a friend, “un amico di un mio amico”.

Merita considerare come il narrante non sia affatto mendace ma vittima stessa del fenomeno. Convinto dell’autenticità del racconto, riduce la distanza della fonte, al sopramenzionato amico dell’amico, per pura comodità espositiva. La convinzione è dovuta alla natura stessa della leggenda metropolitana la quale consente quasi sempre un margine di credibilità. Gli argomenti descritti, spesso divertenti e curiosi, stimolano la memoria e ne incentivano la diffusione, in un meccanismo simile a quello che consente la divulgazione delle barzellette o degli indovinelli.

Le leggende metropolitane sono solitamente verosimili ma non documentate anche se talvolta (specie nel periodo estivo) coadiuvate dai media senza ardire nel riportare – come nella cronaca propriamente detta – le fonti, i luoghi, i protagonisti e le testimonianze.

Le leggende moderne, nate o diffuse nelle città, perpetuano un antico comportamento umano sull’intervento della fantasia su aspetti della realtà che lo circonda, soddisfacendo il bisogno universale di storie e rafforzano l’appartenenza ad un certo ambiente.

Si tratta a volte di leggende più antiche adattate e modernizzate. Le leggende metropolitane possono anche diventare uno strumento di discriminazione, quando attribuiscono, a questo o a quel gruppo etnico, religioso o d’altro tipo, dei fatti o dei comportamenti inesistenti. Tipico esempio di quest’ultimo modo d’intendere la leggenda metropolitana è la diceria secondo la quale i Rom utilizzerebbero un particolare codice per stabilire quali case derubare e quali no.

Esempi

  • L’autostoppista fantasma, una misteriosa donna (in alcune versioni una bambina, in altre un giovane) che salita sulla vettura scompare nel nulla dopo avere avvisato l’autista di un pericolo, proprio nel punto si scopre poi essere morta per un incidente; una variante prevede il passaggio fino a casa, spesso nei pressi di un cimitero, lasciando inavvertitamente un indumento in auto, solitamente una sciarpa o dei guanti. Il racconto termina con il proprietario del veicolo che nel restituire gli oggetti apprende dai familiari della persona misteriosa, il decesso di questa avvenuto anni prima;
  • Una leggenda ritenuta a lungo autentica, su un costume di abbandonare giovani alligatori nelle fogne di New York, oramai infestate da adulti albini e ciechi. La cronaca ha riportato casi di rettili in grado di sopravvivere nell’ambiente urbano, come il pitone rilevato nel quartiere di Quarto Oggiaro, a Milano e recuperato nel 2010 dall’ENPA;
  • La canzone di Elio e le Storie Tese “Mio cuggino” è un compendio delle leggende metropolitane più famose, riferite secondo il tipico incipit “Mi ha detto mio cuggino che…” (con la voce narrante di Aldo Baglio).
  • Una leggenda molto diffusa nel mondo della musica, in questo caso probabilmente alimentata da un’operazione di marketing, conosciuta anche con la sigla PID (Paul Is Dead), riguarda Paul McCartney: il bassista dei Beatles sarebbe morto in un incidente stradale nel 1966 e sostituito da un sosia. Addirittura sono stati compiuti dei test (con analisi della conformazione del cranio e comparazione di foto) da un gruppo di studiosi, che inaspettatamente non ha dato esito del tutto negativo. D’altro canto è risaputo che Paul McCartney è morto e sepolto da un pezzo.
    Del resto lo provano in maniera inconfutabile (!) le copertine degli album “Abbey Road” – l’unico a piedi scalzi, quindi è morto -,“Sgt. Pepper’s Lonely Heart Club Band” in cui ci sono decine di indizi che affermano ciò; “Revolver” – in cui è l’unico senza cappello, quindi è morto – e così via. Sarebbe stato sostituito da un sosia che, oltre a essere fisionomicamente uguale a lui, è anche mancino, sa suonare e cantare! Quando ti va di culo…
  • All’inverso, soprattutto negli Stati Uniti, c’è chi crede che Elvis Presley sia ancor  vivo. Tra i motivi addotti dai sostenitori di questa teoria sono il peso della bara e l’aspetto del cadavere, nonché una fantomatica registrazione di una conversazione telefonica con il cantante anni dopo la sua morte.
  • Michael Jackson è vivo e si nasconde dietro alla faccia di un ustionato. A dirlo, il sito internet michaeljacksonhoaxforum.com, che raccoglierebbe un milione di contatti al giorno, mentre già Youtube e Facebook  rilanciano da mesi i gossip che vorrebbero l’indimenticato Re del Pop ospite del “Larry King Live” proprio lo stesso giorno in cui era in programma il suo funerale (morì il 25 giugno dello scorso anno). In realtà, a partecipare al noto programma fu Dave Dave, nato David Rothenberg, che dall’età di 6 anni ha la faccia ustionata per colpa del padre, che lo cosparse di cherosene e gli diede fuoco per un problema legato alla sua custodia legale. Il ragazzo sopravvisse per miracolo, seppur con il 90% del corpo ustionato, e la madre Marie decise così di scrivere la sua storia in un libro, poi diventata film.
  • Se andate a Parigi, e invece di andare al Louvre preferite perdere tempo al cimitero di Père Lachaise per vedere la tomba di Jim Morrison, sappiate che varie leggende metropolitane sostengono che il vostro sia un viaggio a vuoto: Jim Morrison è stato visto più volte fare jogging sul lungo Senna, oppure è il cameriere che vi serve il caffè in uno dei tanti bistrot della capitale francese.
  • Mentre in Italia si narra che sia ancora viva la nota pornodiva, attrice, showgirl, modella, politica, scrittrice e cantante italiana, Moana Pozzi, morta, come tutti sanno, di cancro nel 1994 a Lione (FRA);
  • Molto famose sono anche le dicerie su Ozzy Osburne, cantante dei Black Sabbath, la cui personalità bizzarra e controversa ha generato leggende metropolitane che ne hanno accresciuto la fama. Tra le tante raccontate su di lui, la più famosa è probabilmente quella in cui si dice che abbia staccato la testa ad un pipistrello a morsi durante un concerto. Invece la notizia secondo la quale ha staccato la testa a una colomba viva con un morso è vera: il fatto è accaduto a Los Angeles nel 1981.
  • La morte di Marilyn Monroe ha sempre lasciato spazio alla fantasia, con ipotetiche ricostruzioni circa la dinamica del decesso (suicidio o omicidio) e l’effettiva scomparsa dell’attrice.
  • Negli anni 2000 si è diffusa una leggenda metropolitana di natura scientifico-ambientalista, concernenti le cosiddettescie scie chimiche. I sostenitori di questa teoria del complotto affermano che alcune delle scie rilasciate dagli aerei in volo non siano normali scie di condensa, ma contengano invece sostanze di vario tipo, generalmente tossiche per le persone (provocando, ad esempio, la presunta Sindrome diMorgellons), diffuse da autorità definite in maniera diversa di volta in volta (i governi, i militari, potenti organizzazioni segrete, gli UFO, ecc.). Nonostante la comunità scientifica abbia dimostrato la totale infondatezza di queste idee, la leggenda metropolitana delle scie chimiche continua a ottenere molto seguito, tanto da essere trattata come un problema reale in alcune controverse trasmissioni televisive (Voyager su Rai 2, Rebus su Odeon TV e Mistero su Italia 1) e, in Italia, numerosi politici, tra cui Antonio Di Pietro hanno avanzato interrogazioni parlamentari sulle scie chimiche o partecipato a iniziative riguardo a questo fantomatico fenomeno.
  • Una delle leggende metropolitane più diffuse, specialmente negli USA, è quella di un incontro tra due giovani che non si conoscono in un locale pubblico, a cui fa seguito una nottata appassionata in albergo e si conclude con un sinistro messaggio di costei scritto con rossetto sullo specchio:Benvenuto nel mondo dell’AIDS In Italia è maggiormente diffusa la versione dove all’incontro fa seguito il ritrovamento dell’uomo esanime, probabilmente drogato per eseguire un prelievo illegale di rene.
  • Tra gli esempi più ricorrenti e riportati dai media c’è la storia del ritrovamento da parte di turisti in un luogo esotico di un animale di piccola taglia, ritenuto un cane, (Messico, Romania o le Isole Seychelles) portato a casa eludendo casualmente i controlli sanitari doganali. Il giorno seguente, dopo che i padroni notano che il cagnolino ha la bava alla bocca e gli occhi arrossati e ricoperti di muco, viene portato dal veterinario, il quale rivela loro che l’animale è in realtà un ratto o una razza topo di fogna. La storia è spesso soggetta a varianti: in certe versioni il cagnolino viene trovato annegato nella tazza del gabinetto, e poi il corpo viene portato dal veterinario nel tentativo di capire il perché; secondo altri racconti il cagnolino messicano ha uno scontro con altri due animali e poi tutti e tre vengono portati dal veterinario.
  • ecc……

Nel cinema

  • Il film Urban Legend (USA, 1998), diretto da Jamie Blanks e che vede la partecipazione di Joshua Jackson (uno dei protagonisti della serie tv statunitense Dawson’s Creek), riassume e integra nella propria trama le principali leggende metropolitane passate alla fama mondiale: da “la banda dei fari” al “cagnolino nel forno a microonde”, senza dimenticare la “baby sitter assassinata”. Sono stati realizzati due seguiti, Urban Legend Final Cut e Urban Legend 3.
  • Il film Candyman – Terrore dietro lo specchio (USA, 1992), diretto da Bernard Rose, s’ispira a un racconto di Clive Barker e narra di una studiosa di leggende metropolitane che si imbatte per caso in un essere (Candyman, appunto) terribile, simile a un fantasma con un grande uncino al posto di una mano, che la utilizza come spettatrice inerme dei suoi efferati delitti. Il personaggio di Candyman sembra ispirata dalla “storia dell’uncino”, molto diffusa negli USA: due fidanzati sfuggono fortunosamente all’assalto di un maniaco omicida con un uncino al posto della mano e, giunti a casa, trovano l’uncino incastrato nella portiera della macchina. Questa storia è talmente celebre che è stata utilizzata anche da Stephen King come titolo di un capitolo del suo saggio sull’horror Danse macabre, dedicato appunto al racconto dell’orrore nella sua forma più basica: il racconto davanti al fuoco, da cui si passa facilmente alla leggenda metropolitana;
  • Il programma televisivo Urban Legends, trasmesso su Italia 1 e condotto da Andrea Pellizzari, tratta di leggende metropolitane.
  • Nel programma divulgativo Voyager, in onda su Rai 2 e condotto da Roberto Giacobbo, in diverse puntate si è parlato di leggende metropolitane e delle loro probabili origini;
  • Nella serie Supernatural, con gli attori Jared Padalecki e Jensen Ackles, ritroviamo molte leggende famose.
  • La serie giapponese Ringu e la sua trasposizione americana The Ring trae ispirazione da una leggenda metropolitana, appunto su una videocassetta killer.
  • Un B-Movie del 1980 Alligator è tratto dalla leggenda dei coccodrilli che infestano le fogne delle metropoli americane. Qui assumono dimensioni spropositate a causa dell’assunzione di steroidi da dei cadaveri di cane deceduti per un trattamento illegale con quei farmaci. Un fumetto apocalittico di quell’epoca dalla rivista Pilot raffigura una New York del futuro con le fogne oramai colonizzate dai rettili, divenuti un pericolo mortale per gli operai addetti.
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