Basilica di San Michele Arcangelo
La storia del culto di San Michele sul Gargano e’ stata a noi tramandata dal ” Liber de apparitione sancti Michelis in monte Gargano”, chiamata per brevita’ Apparitio, redatto tra la fine del sec. VIII e gli inizi del IX secolo.
Il piu’ antico si riferisce agli inizi del culto micaelico sul Gargano risalente al V – VI secolo .
In esso si parla dell’arrivo del culto e della consacrazione della Basilica fatta personalmente dall’Angelo; si parla anche delle guarigioni operate da San Michele per mezzo dell’acqua, la Stilla, che veniva raccolta dallo stillicidio della roccia.
Da questo momento il Santuario garganico fu uno dei centri religiosi piu’ frequentati di tutta Europa.
Quello fra i Longobardi e San Michele fu fin dal primo istante un rapporto privilegiato; nell’Arcangelo i biondi guerrieri venuti dal nord identificarono l’eroe di Dio, capo delle schiere angeliche, difensore dei diritti di Dio.
Essi contribuirono come nessun altro popolo alla diffusione del Culto di San Michele.
Il Santuario di San Michele a Monte Sant’Angelo si presenta come una delle capitali spirituali di tutta l’Italia meridionale, vero crocevia dello spirito, dove le strade di molti popoli confluiscono favorendo scambi e unificando i cuori in un continuo storico con le esperienze spirituali di popoli che da oltre quindici secoli, ininterrottamente, continuano a varcare la soglia della misteriosa caverna.
Le apparizioni di San Michele
Di San Michele Arcangelo sono note almeno sei apparizioni:
Le prime tre avvengono alla fine del V secolo, quando San Michele Arcangelo apparì sul Gargano e più precisamente sul monte Drion tra il 490 ed il 493.
Oggi nel luogo dove avvennero queste prime apparizioni sorge l’omonimo santuario di Monte Sant’Angelo di Puglia.
Le successive interessano Papa Gregorio I Magno, il Duca Longobardo Grimoaldo e di nuovo il Monte Sant’Angelo durante la peste del 1656.
L’apparizione del Toro
La prima apparizione di San Michele è detta del “Toro” e risale al 490 d.C. allorquando Elvio Emanuele, ricco possidente di Siponto che in avanti chiameremo con il solo nome Elvio, smarrisce il miglior toro della sua mandria.
Dopo averlo a lungo cercato lo ritrova all’interno di una impervia grotta.
Ma Elvio non riesce ad avvicinarsi al suo toro.
Qualcosa gli impediva di entrare e il toro non ne voleva sapere di uscire.
Così, preso da un raptus d’ira, Elvio finì per scagliare contro il toro una freccia con l’intenzione di ucciderlo.
Ecco però che la freccia, come per miracolo, cambia direzione, torna indietro e colpice Elvio ad una gamba.
Ovviamente il folklore ha diverse versioni del fatto ed un’altra storia cita che mentre una infuriava una tempesta Elvio trovò il toro inginocchiato davanti a una grotta dedicata al culto del dio pagano Mitra.
Elvio chiamò ripetutamente il toro che però non si mosse.
Allora Elvio impugnò il suo arco e scoccò una freccia contro il toro.
Anche in questa versione della storia la freccia tornò indietro e lo ferì al piede.
A differenza però dell’altra versione Elvio era a cavallo e la freccia, colpendolo, lo fa cadere …
… mentre cadeva, avvolto in una luce fatta da tutti i colori dell’arcobaleno, Elvio vide un Angelo guerriero che impugnava una spada scintillante.
Comunque, quale sia la storia, abbiamo che Elvio, sicuramente terrorizzato dall’evento che probabilmente pensava demoniaco, si recò dal Vescovo Felice (in altre versioni il vescovo è Lorenzo di Maiorano), il quale ordinò, forse senza neanche prestarci troppa attenzione, tre giorni di preghiera.
Ma al terzo giorno, l’8 Maggio 490, San Michele Arcangelo apparve in sogno al Vescovo e gli disse:
Io sono l’Arcangelo Michele, e sono sempre alla presenza di Dio.
La grotta è a me sacra ed Io l’ho scelta. Non ci sarà più spargimento di sangue di animali. Dove si apre la roccia il peccato dell’uomo potrebbe essere perdonato. Ciò che è stato richiesto in preghiera sarà concesso. Perciò risalite la montagna e consacrate la grotta al culto cristiano. |
Il Vescovo chiamò a raccolta la popolazione per portarla in processione sul Monte Sant’Angelo di Puglia.
Anche in questo caso il folklore ci dice che la processione non riuscì a ritrovare la grotta originare … e tutto finì li (per il momento!).
L’apparizione della “Vittoria”
La seconda apparizione è detta della “Vittoria” e avviene due anni dopo, nel 492 d.C., la precedente apparizione del Toro.
Siamo sempre a Siponto che troviamo assediata dagli Eruli comandati da Odoacre, uno dei tanti popoli barbari che scorrazzavano per l’Italia dell’epoca.
Siponto era ridotta allo stremo ed il Vescovo Lorenzo di Maiorano ottenne tre giorni di tregua da Odoacre.
Gli eruli erano un popolo pagano ed il Vescovo Lorenzo di Maiorano ordinò alla popolazione di pregare e di fare penitenze per avere l’intercessione dell’Arcangelo protettore il popolo di Dio.
Anche questa volta San Michele Arcangelo apparve (di nuovo in sogno?) e promise il suo aiuto al Vescovo Lorenzo di Maiorano.
Così alle dieci del mattino, un violento temporale accompagnato da tempeste di sabbia e grandine, si abbattè sulle truppe di Odoacre, che in preda al terrore scapparono sciogliendo l’assedio.
San Michele Arcangelo aveva salvato Siponto ed il vescovo Lorenzo di Maiorano organizzò una nuova processione verso Monte Sant’Angelo di Puglia.
L’apparizione della “Meditazione”
La terza apparizione è detta della “Meditazione” in quanto è la prima che “lascia un segno tangibile” della presenza di San Michele Arcangelo.
Il Vescovo Lorenzo di Maiorano, riconoscente a San Michele Arcangelo dell’intervento contro gli Eruli, aveva ottenuto da Papa Gelasio I il permesso di poter consacrare la grotta in cui San Michele era apparso.
Ma San Michele Arcangelo aveva altre intenzioni e, riapparendo di nuovo in sogno al Vescovo Lorenzo di Maiorano, Gli disse:
Non è necessario che voi mi dedichiate questa chiesa che Io stesso ho consacrato con la mia presenza.
Entra e con il mio aiuto innalza preghiere e celebra il Sacrificio. Io Ti mostrerò come Io stesso ho consacrato questo luogo. |
Il Vescovo Lorenzo di Maiorano, insieme ad altri sette vescovi, al clero ed alla popolazione pugliese si avviò in processione verso Monte Sant’Angelo.
E’ 29 settembre del 493 e fa molto caldo quando, durante il cammino, si verificò un primo prodigio.
Due aquile, con le loro ali spiegate, ripararono i vescovi dai raggi del sole.
Giunti alla Grotta un secondo prodigio in quanto vi trovarono eretto un altare (che immaginiamo essere fatto di semplice pietra squadrata), coperto di un pallio vermiglio e sormontato da una Croce in legno (altre storie parlano di una Croce di cristallo veramente improbabile).
Finalmente San Michele Arcangelo aveva dato il segno di quale era la Sua Grotta, l’aveva consacrata (a nostra conoscenza questo santuario è l’unico consacrato per mano non umana) ed aspettava che il popolo di Dio ci celebrasse il Sacrificio.
Inoltre all’entrata nella roccia trovarono il segno soprannaturale lasciato da San Michele Arcangelo ovvero l’orma del piede di un bambino.
Al Vescovo Lorenzo di Maiorano ora restava il compito di far edificare una chiesa (l’attuale santuario) all’entrata della grotta ed a San Michele Arcangelo fu dedicato il 29 settembre.
Da quel giorno il Monte Drion, che in greco Drion significa quercia, fu chiamato Monte Sant’Angelo.
L’apparizione della mole Adriana
La quarta apparizione coinvolge Papa Gregorio Magno (590-604) al quale San Michele Arcangelo appare in sogno sopra la mole Adriana, nell’atto di rinfoderare la spada, annunciando così la fine della terribile peste che infestava Roma.
Poiché la pestilenza finì veramente, Papa Gregorio Magno cambiò il nome del mausoleo di Adriano in Castel Sant’Angelo, nome che è giunto fino ai giorni nostri.
L’apparizione della “Vittoria” (Longobarda) II
La quinta apparizione (se mai avvenuta) è ancora detta della “Vittoria” (Longobarda), in questo caso ottenuta dai Longobardi del Duca Grimoaldo durante la guerra contro i Bizantini nel 662-663.
Questa vittoria, avvenuta l’8 maggio, fu attribuita dai Longobardi all’intercessione diretta di San Michele Arcangelo.
Date le molte similitudini con la vittoria contro gli Eruli di Odoacre e dato che dal 666 sulla bandiera Longobarda comparì lo stemma di San Michele Arcangelo forse le due “apparizioni” della Vittoria sono la stessa cosa.
L’apparizione della “Peste”
La sesta apparizione (la quarta che avviene sul Gargano) è 1656 d.C..
In quegli anni, di manzoniana memoria, la peste mieteva vittime tra le popolazioni italiane.
Il Vescovo Alfonzo Puccinelli, ordinò giornate di preghiere e di digiuno per invocare l’aiuto di San Michele Arcangelo, arrivando a lasciare nelle mani della statua di San Michele una supplica scritta a nome di tutta la popolazione locale.
Ed ecco, sul far dell’alba del 22 (o 25) Settembre, mentre pregava in una stanza del palazzo vescovile di Monte Sant’Angelo, il Vescovo Puccinelli sentì come un terremoto e poi San Michele gli apparve avvolto in una luce fatta da tutti i colori dell’arcobaleno e gli disse:
Io sono l’Arcangelo Michele
Chiunque utilizzi la pietra di questa grotta sarà guarito dalla peste. Benedici le pietre e scolpiscivi il segno della Croce e le iniziali del mio nome. |
Il vescovo fece come San Michele Arcangelo gli aveva detto e ben presto tutta l’area fu liberata dalla peste.
Ancora oggi si può leggere, sulla statua di San Michele Arcangelo, l’iscrizione voluta dal Vescovo Pulcinelli:
Al Principe degli Angeli vincitore della peste, patrono e custode, monumento di eterna gratitudine
Alfonso Puccinelli 1656 Villelmus Card. Baum – Penitenziere Maggiore Aloisius De Magistris – Reggente |
Ad onor di cronaca anche di quest’ultima apparizione – prodigio esiste un’altra versione.
Tal Federico Spagnoletta, villico locale, fu colpito dalla peste.
Essendo molto fedele di San Michele Arcangelo, si recò presso la grotta dell’Arcangelo per pregare.
Qui, non ci è noto il perché, prese delle schegge di pietra e le pose sui bubboni della peste e miracolosamente guarì in pochissimo tempo.
Ma Federico non aveva capito che la sua guarigione era data dalle pietre e dall’intercessione di San Michele Arcangelo.
Anche questa volta San Michele Arcangelo apparve in sogno, spiegandogli cosa gli era accaduto …. e annunciandogli che il miracolo era riproducibile.
La notizia si diffuse molto più velocemente della peste, dato che anche il Vescovo Alfonzo Puccinelli gridò al miracolo.
Da allora la grotta divenne meta incessante dei pellegrini devoti a San Michele Arcangelo e le piccole pietre sono considerate quasi come delle reliquie.
Oltre a quanto sopra scritto su San Michele Arcangelo non ci risultano essere attribuiti ulteriori miracoli …. almeno fino ad ora…!!!!!!
La Basilica di San Michele Arcangelo
Il santuario di San Michele Arcangelo si trova a Monte Sant’Angelo, in provincia di Foggia. Ha la dignità di Basilica minore. L’insieme fa parte del sito seriale “Longobardi in Italia: i luoghi del potere”, comprendente sette luoghi densi di testimonianze architettoniche, pittoriche e scultoree dell’arte longobarda, iscritto alla Lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO nel giugno 2011.
Architettura della Basilica
La struttura del Santuario risulta essere costituita da un livello superiore e da uno inferiore. Al livello superiore sono presenti il portale romanico e il campanile. Il campanile è chiamato anche torre angioina in quanto fu eretta da Carlo d’Angio’ come ringraziamento a san Michele per la conquista dell’Italia meridionale ed è modellato secondo lo schema delle torri di Castel del Monte.
Il livello inferiore comprende la grotta, alla quale si accede direttamente dalla scalinata angioina, il museo devozionale e le cripte. La statua del Santo in marmo di Carrara fu scolpita da Andrea Sansovino ed è datata 1507. In quel periodo era vescovo di Manfredonia, la diocesi di cui faceva parte Monte Sant’Angelo, il cardinale Antonio del Monte, compaesano dello scultore e probabile committente dell’opera che rappresenta uno dei primi capolavori del Rinascimento nel sud dell’Italia. La grotta presenta al suo interno, oltre la statua del Santo, la cattedra episcopale e la statua di San Sebastiano. Le cripte si trovano in ambienti di età longobarda e servivano da entrata alla grotta. Vengono definitivamente abbandonate nel XIII secolo. Le iscrizioni lungo le pareti delle cripte, in alcuni casi a caratteri runici, testimoniano il notevole afflusso dei pellegrini provenienti da tutta l’Europa fin dall’epoca longobarda. Le cripte si sviluppano in due ambienti e in due fasi che fanno datare le costruzioni tra la fine del VII e l’inizio dell’VIII secolo. La prima parte delle cripte ha la forma di una galleria porticata, articolata in otto campate rettangolari. In questo ambiente sono stati esposte sculture provenienti principalmente dagli scavi del santuario. La seconda parte delle cripte è di epoca longobarda e presentava due scale (una delle quali è andata distrutta) che terminavano con una piccola platea con un’abside e un altare con numerose iscrizioni.
MUSEO DEVOZIONALE
Nel novembre del 1989 è stato aperto il museo devozionale che ha sede negli ambienti adiacenti ad locale oggetti ricordo. Scopo del museo è raccogliere e mettere in mostra per i visitatori i diversi oggetti che testimoniano il culto verso San Michele Arcangelo. Si tratta in gran parte di doni offerti al Santuario dai pellegrini nel corso della sua storia secolare, come segno di riconoscenza per le grazie ricevute. Gli oggetti sono esposti nel corridoio e in quattro sale che compongono gli spazi del museo.
Nel corridoio, a destra, ha trovato posto la raccolta dei diversi reperti archeologici del secolo VI-IV a.C. . Sulla parete di sinistra sono stati esposti “ex voto” in forma dei dipinti che testimoniano le grazie e i miracoli ottenuti per intercessione di S Michele.
- Nella prima sala il visitatore può osservare:
– alcune monete greche datate VI-III a.C.;
– campane di vetro con effigie di Santi;
– un abito votivo da S. Michele Arcangelo,
– diversi vasi,
– altri ex voto dipinti nella lunetta destra,
– le copie di alcuni pannelli delle porte di bronzo riprodotti su blocchi di pietra (XVIII- XIX sec.).
- Nella seconda sala sono esposti numerosi oggetti: targhe, coppe, medaglie che raffigurano S. Michele, ma anche diversi oggetti devozionali moderni legati al culto di S. Michele.
- Nella terza sala sono esposti alcuni paramenti liturgici, calici, pissidi, arredi liturgici (ostensori, incensieri, navicelle, candelabri).Tutti questi oggetti sono stati donati al Santuario nell’arco degli ultimi due secoli. Inoltre nelle vetrine sono state raccolte numerose statue di S. Michele in alabastro o in pietra locale, scolpiti da artigiani – artisti locali.
- Nell’ultima sala, accanto alla collezione di ceramiche di scuola abruzzese, viene esposta anche una ricca raccolta di icone della Beata Vergine, di S. Michele e dei Santi. Qui è stata anche collocata una particolare raccolta di ceri votivi.
Il posto centrale, sulla parete di fondo, è occupato dalla più antica icona di S. Michele Arcangelo venerata nel Santuario. Quest’opera di grande valore è realizzata in rame dorato ed e conosciuta come Icona bizantina del secolo VI-VII, ma, secondo studi recenti, la sua origine viene assegnata all’epoca longobarda, (secolo VIII-IX).
Tutti questi doni offerti al Santuario di Monte Sant’Angelo ed ora raccolti nel Museo, testimoniano l’amore, la devozione a San Michele attraverso i secoli e infine attestano la vitalità e l’importanza di questo luogo sacro per i pellegrini che qui giungono da tutto il mondo.
Il riconoscimento UNESCO
Il 25 giugno 2011 il Santuario di San Michele Arcangelo di Monte Sant’Angelo diventa Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO con il circuito serialeThe Longobards in Italy, Places of Power, 568 – 774 A.D., entrando a far parte della schiera dei più autorevoli Beni Culturali del mondo e cioè nella World Heritage List.
Il riconoscimento della National GeographiC
Il 5 gennaio 2014 la National Geographic Society (una delle più grandi istituzioni scientifiche ed educative non profit al mondo) ha riconosciuto la Grotta di San Michele Arcangelo come una delle grotte più belle del mondo. Per la precisione la grotta micaelica è stata posizionata all’ottavo posto nella top ten mondiale redatta dall’ente scientifico. Essa è l’unica grotta italiana ad essere stata inserita nella lista delle prime dieci.
I pellegrinaggi
Nel corso dei secoli, milioni di pellegrini si sono recati in visita a questo luogo di culto così antico. Tra di essi numerosi papi (Gelasio I, Leone IX, Urbano II, Alessandro III, Gregorio X, Celestino V, Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II) e sovrani (Ludovico II, Ottone III, Enrico II, Matilde di Canossa, Carlo d’Angiò, Alfonso d’Aragona, Ferdinando il Cattolico). Anche San Francesco d’Assisi si è recato in visita a san Michele Arcangelo, ma non sentendosi degno di entrare nella grotta, si è fermato in preghiera e raccoglimento all’ingresso, baciando la terra e incidendo su una pietra il segno di croce in forma di “T” (Tau). Nel linguaggio biblico il segno “T” era simbolo di salvezza. Da questo racconto possiamo comprendere quanta importanza attribuisse il Poverello d’Assisi a questa Grotta per la speciale dignità del luogo sacro e in ordine alla salvezza delle anime. Superato di pochi passi l’altare di S. Francesco, si apre davanti al visitatore uno spettacolo unico nel suo genere: la caverna, dall’irregolare volta rocciosa, che nell’arco dei secoli ha accolto milioni di pellegrini, il luogo dove tanti peccatori hanno ritrovato il perdono e la pace. Li, il credente sente come il figliol prodigo che ritorna alla casa del Padre, guidato e protetto da S. Michele.
L’interno di questa grotta, consacrata non da mano umana ma dallo stesso San Michele (come ha dichiarato in una sua apparizione), testimonia con i suoi diversi elementi la secolare storia.
La storia
- Primitivo tempio pagano
L’immensa caverna calcarea, tenendo presente il sito, la struttura e l’ampiezza, dovette essere già in età greca e romana un luogo di culto. Lo storico Strabone parla, riferendosi probabilmente ad essa, di un tempio dedicato al dio Calcante, mitico indovino, sacerdote di Apollo. Qui accorrevano i fedeli per chiedere i responsi, spesso trascorrendo le notti avvolti nelle pelli degli animali sacrificati. E’ probabile che vi si adorasse anche lo stesso Apollo, divinità pagana simboleggiante la luce e raffigurata con l’aspetto giovanile, di rara bellezza.
2. Età prelongobarda
L’origine del Santuario si colloca tra la fine del V e l’inizio del VI secolo quando, come testimonia il Liber de apparitione sancti Michaelis in Monte Gargano, l’iniziativa dell’allora vescovo di Siponto, Lorenzo Maiorano, di adoperarsi per estirpare il culto pagano tra gli abitanti del Gargano, fu accompagnata da fatti miracolosi che diedero origine al culto dell’Arcangelo Michele sul promontorio pugliese. Esso è legato alla memoria di tre apparizioni seguite, poi, da una quarta avvenuta a distanza di molti secoli.
Il Gargano, la propaggine più avanzata del suolo italiano verso l’oriente, grazie anche alla fama acquisita per queste apparizioni, fu gelosa custodia dei Bizantini che tenevano sotto il loro dominio tutte le regioni costiere adriatiche, segnatamente quella a loro più vicina, cioè la Puglia. In questa fase il Santuario era ben diverso da come ci appare oggi. All’immensa caverna si accedeva in salita dalla valle chiamata “di Carbonara”, attraverso un porticato ed una galleria che sbucavano letteralmente nell’irregolare e profonda caverna. San Michele, in questa fase storica, era venerato come il guaritore delle malattie e colui che presenta le anime dei defunti al trono divino. Famosa la cosiddetta “stilla”: un’acqua miracolosa che, secondo i racconti, stillava dalle rocce della caverna e guariva ogni sorta di mali.
3. Età longobarda
In ragione del fatto che il Santuario convogliava l’interesse delle diverse forze che agivano nell’Italia meridionale, tra il VI e il VII secolo, esso assunse una precisa connotazione che si intrecciò strettamente con la storia dei Longobardi. Il Santuario di San Michele si caratterizzò per un preciso ruolo di mediazione tra la promozione di una fede popolare e il consolidarsi di una politica religiosa: divenendo il sacrario nazionale dei Longobardi che vedevano nell’Arcangelo la figura ideale di dio guerriero protettore. La Basilica fu oggetto di imponenti lavori di ristrutturazione ed ampliamento che abbellirono e resero più funzionale la sua struttura. Il santuario fu inserito in un circuito di pellegrinaggi e divenne meta di numerosissimi fedeli provenienti anche dalle regioni più settentrionali dell’Europa, come è testimoniato dalle diverse iscrizioni incise sui muri degli ingressi, talune addirittura a carattere “runico”.
4. Età medievale
Tra la fine del IX e gli inizi del X secolo, si registrano vari attacchi da parte dei Saraceni, il più grave dei quali condotto nell’869. Probabilmente in seguito a tale incursione, il Santuario fu seriamente danneggiato. L’imperatore Ludovico (825 – 875) intervenne poco dopo fornendo ad Aione, arcivescovo di Benevento – da cui dipendeva la Basilica – i mezzi per restaurare le “rovine” della Chiesa angelica. Fu in questa circostanza che si realizzarono le decorazioni ad affresco delle murature, gli archi e i pilastri della scalinata monumentale che conduceva all’altare delle “Impronte”. Ma più tardi, tra il X e l’XI secolo, il Santuario si trovò ad essere nuovamente sotto il dominio Bizantino (seconda ellenizzazione).
I primi Normanni venuti in Italia, ben presto, si spinsero verso il Gargano e qui strinsero alleanza con il condottiero Melo da Bari per scacciare i Bizantini dalla Puglia. Cominciò, così, il periodo normanno durante il quale la Città di Monte Sant’Angelo ricevette un singolare privilegio: venne definita “Signoria dell’onore” e godette di innumerevoli diplomi ed esenzioni. Quasi certamente, già alla metà del secolo XI, sotto l’egida di Roberto il Guiscardo, si provvide ad una più articolata ristrutturazione e riorganizzazione della Chiesa Grotta.
Molti indizi autorizzano ad immaginare un assetto affine a quello attuale nel quale inserire l’ingresso monumentale, le porte di bronzo e, forse, le suppellettili marmoree. Intanto il centro abitato cresceva e si allargava, forte anche della sua posizione elevata, strategicamente importante. Lo svevo Federico II venne spesso a dimorarvi con la sua corte fastosa. La leggenda vuole che nell’imponente castello di Monte Sant’Angelo il “Puer Apuliae” abbia generato Manfredi da Bianca Lancia. Egli, tuttavia, non disdegnò di saccheggiare lo stesso Santuario ma poi, pentito, donò un reliquario con un pezzo della Santa Croce che aveva acquisito nella crociata in Terrasanta da lui condotta.
5. Angioina
Tra la seconda metà del XIII secolo e i primi decenni del XIV il complesso di San Michele Arcangelo subì un’imponente opera di trasformazione promossa e realizzata dai sovrani angioini che avevano il Santuario sotto la loro speciale protezione. Per volontà di Carlo I d’Angiò il collegamento tra la Grotta e il centro abitato di Monte Sant’Angelo, dominato dal gruppo di edifici attorno a Santa Maria Maggiore, venne reso più agevole ampliando e prolungando di alcune rampe la scalinata in parte già esistente. A lui si devono l’attuale sistemazione del Santuario (con un’ardita operazione che tagliava a metà la grotta, relegando nel sottosuolo gli antichi ingressi bizantino-longobardi) e l’accesso “in discesa” dal lato sud attraverso un’ampia scalinata segnata da grandi arcate laterali.
Commissionò la grande navata, suddivisa in tre campate, addossata alla Grotta, nel cui abside si trova l’altare barocco di fine Seicento.
A Carlo si deve anche la costruzione, iniziata nel 1274, del grande campanile, eretto per ringraziamento della conquista dell’Italia meridionale, opera degli architetti Giordano e Maraldo di Monte Sant’Angelo, e che richiama straordinariamente le torri del federiciano Castel del Monte. I successori di Carlo I portarono a compimento la sistemazione già iniziata. Nella Basilica fu battezzato re Carlo III di Durazzo, nato proprio nel castello di Monte Sant’Angelo.
6. Età moderna
Durante il XVII secolo la città di Monte Sant’Angelo diviene il centro più importante del Gargano. Il Santuario registra un numero sempre maggiore di presenze da parte di fedeli e devoti di ogni estrazione sociale.
Il piazzale antistante l’ingresso della Basilica, che nel corso dei secoli fu affollato di edifici, prese il nome di “atrio della colonna”, per la presenza di una colonna alla cui cima vi era una statua di San Michele. Tale statua venne rimossa in occasione della risistemazione del piazzale, avvenuta nel 1865, in seguito alla quale nacque la facciata a due arcate, di cui la sinistra è una ripresa in stile di quella originaria.
Nel 1872 la Basilica fu definitivamente riconosciuta cappella palatina, cioè dipendente direttamente dal’’autorità regale, ed i suoi sacerdoti ebbero il titolo di “cappellani della real casa” fino al Concordato del 1929.
Dal 1970 al 1996 il Santuario fu officiato dai monaci Benedettini ed attualmente dalla Congregazione di San Michele Arcangelo alla quale si deve, nel 1999, la costruzione della cappella penitenziale che accoglie elementi della antica roccia sui quali campeggia uno splendido crocifisso ligneo del XIV-XV sec.
A quella che viene comunemente indicata come “Celeste Basilica”, in quanto non consacrata dagli uomini, ma dallo stesso Arcangelo, con decreto ufficiale della Chiesa è stato concesso “per sempre” il privilegio del PERDONO ANGELICO. Dal 1997, infatti, i visitatori confessati e comunicati acquistano l’indulgenza plenaria recitando il Padre nostro e il Credo e pregando per il Papa.
Chi è S. Michele Arcangelo?
Michele è comunemente raffigurato mentre sconfigge Satana perchè, collocato al secondo posto (Lucifero al terzo) da Dio, ai cui piedi si umilia in gesto di ringraziamento, ingaggiò una furibonda lotta contro Lucifero che nel frattempo si era ribellato e incitava gli altri Angeli a seguirlo contro Dio. In quell’occasione un fendente colpì la crosta terrestre marcando il tracciato che sarebbe stato motivo di fede e avrebbe anche concorso alla creazione dei tre edifici sacri.
Allineamento con altri luoghi di culto di San Michele
Cinque luoghi sacri, dedicati a san Michele, si trovano a circa 1000 chilometri di distanza l’uno dall’altro, allineati lungo una retta che, prolungata in linea d’aria, conduce (dopo circa 2000 chilometri) a Gerusalemme. Partendo dal luogo più a nord: l’isola di Skelling Michael in Irlanda, ST Michael’s Mount in Cornovaglia, Mont Saint Michel in Francia, Sacra di San Michele all’imbocco della Val di Susa in Piemonte (vicino Torino), santuario di San Michele Arcangelo nel Gargano in Puglia (vicino a Foggia).
Questi tre luoghi importantissimi per la spiritualità e la cultura teologica occidentale ( Mont Saint Michel in Francia,Sacra di San Michele della Val di Susa e il santuario di San Michele Arcangelo nel Gargano in Puglia) hanno in comune anzitutto la stessa dedicazione, la stessa ubicazione geografica (una Montagna Sacra), gestiti dallo stesso Ordine monastico (i Benedettini), nonché la dislocazione lungo una linea virtuale, chiamata Linea Sacra di San Michele (o Michelita o Micaelica). Secondo una leggenda, fu la spada di San Michele a creare questa linea, con un fendente della sua spada. La Linea Sacra di San Michele è una linea retta di quasi 2.000 km che unisce i tre principali luoghi di culto europei dedicati all’Arcangelo Michele.
Infatti la leggenda narra che ad unire in un’unica traiettoria le Basiliche di Mont Saint Michel in Normandia, la Sacra di S. Michele in Piemonte e Monte Sant’Angelo in Puglia, unite nella venerazione del santo, sarebbe stata la spada di S. Michele durante la lotta contro il diavolo, fenditura invisibile ma presente, situata tuttora nella superficie terrestre. Nel corso del medioevo, provenienti dal nord, migliaia di pellegrini, per assicurarsi una buona morte (l’Arcangelo era presentato come l’accompagnatore delle anime nell’eterno) percorrevano la via tracciata dall’Arcangelo e chiamata dai fedeli, “Via Michelita”, o in altri casi “Via Angelica”.
Molto numeroso anche il transito di fedeli che dall’est cattolico, attraverso la Carnia scendevano lungo la costa per immettersi sulla via Michelita e proseguire per Roma e Monte Sant’Angelo in Puglia: al ritorno prendevano la direzione della Sacra di S. Michele in Piemonte, e poi verso la Normandia fino a giungere a Mont S. Micel in Francia.
Il proseguimento virtuale di tale direttrice porterebbe, verso sud, a Gerusalemme, toccando alcuni santuari greci come quello oracolare di Delfi; verso nord, proseguirebbe oltre La Manica, toccando Saint-Michel-Mount (Coronovaglia) e oltre, fino all’Irlanda (sull’isolotto di Skellig Michael).
La Sacra di S. Michele in Piemonte
A metà strada tra Monte S. Angelo e Mont Saint Michel, sulla via che porta a Sestriere, si trova la Sacra di S. Michele in Val di Susa, alla cui costruzione contribuirono misteri e episodi inspiegabili.
All’inizio del X sec., Giovanni detto Vincenzo vescovo di origine ravennate, si fece eremita sul monte detto “Capraio”, situato a fronte del monte “Pirchiriano”, dove gli apparve S. Michele che lo sollecitava a erigere una chiesa in suo onore. Giovanni obbedì, decidendo di edificarla in legno data la difficoltà di reperire le pietre. Ma la legna raccolta con molta fatica gli venne rubata dai ladroni che infestavano i boschi, ricominciò finché gli apparve il santo che gli indicò il dirupo più alto del monte Pirchiriano, dove avrebbe trovato la legna rubata, per edificare la chiesa. Ed è su dirupi o simili che si trovano i santuari in onore dell’Arcangelo, luoghi in cui si custodiscono gli affetti e i sentimenti più sacri ed intimi.
Giovanni in breve tempo edificò,che alcuni anni dopo il possidente Ugo di Montboissier nobile dell’Alvernia; per ottenere perdono dei suoi peccati, trasformò da chiesuccia a un gran tempio in pietra. In periodi seguenti fu ampliata e rinnovata sino a divenire un imponente bastione dalle mura fortificate, erette su di un’enorme rupe dalle pareti scoscese. La sua posizione dominante, in un alternarsi d’epoche e vicende, indicherebbe che sulla sommità del bastione si fosse originato un osservatorio, da cui scrutare i movimenti sulla frequentatissima via detta per l’appunto dai fedeli: Via Michelita, o Via Angelica o comunque degli Angeli, o chissà forse la via Francigena.
Nei secoli le mura fortificate della Sacra, conobbero momenti di gloria, di grande splendore, ma anche d’instabilità, di precarietà, sino alla decadenza. Ed è proprio in questo periodo che il Re piemontese Carlo Alberto affidò la direzione della Basilica al sacerdote e filosofo Antonio Rosmini, il quale, dopo aver riportato il monumento nel suo antico splendore, lo affidò ai suoi discepoli: i Rosminiani.
La Basilica di Mont Saint Michel in Normandia
Varcate le Alpi, verso nord olltre la Borgogna, la Loira e la Bretagna, i pellegrini raggiungevano il litorale Atlantico in Normandia, in cui verso la foce del Couesnon in un isolotto roccioso a tronco di cono emerge il santuario eretto in onore all’Arcangelo.
Secondo la leggenda Michele apparve al vescovo di Avranches nel 709 (VIII sec.) e lo sollecitò a costruire sulla sommità dell’isolotto una chiesa dedicata a lui stesso. Il vescovo ignorò per ben due volte la preghiera del Santo, che risentito gli bruciò il cranio con un tocco del suo dito, provocandogli un foro rotondo, ma senza conseguenze per la sua salute (il cranio è tuttora conservato nella cattedrale di Avranches).
Dopo l’accaduto, il vescovo obbedì e dando una forma tondeggiante all’iniziale progetto, volle farlo somigliare ai sotterranei della chiesa del Gargano in Puglia. Successivamente Uberto, chiese al Papa che gli si fossero donate alcune reliquie di Michele provenienti dal Gargano. Dopo il consenso inviò alcuni monaci a ritirate un pezzo del drappo rosso lasciato sull’altare dall’Arcangelo, e un frammento di roccia sulla quale egli si era seduto. Nei secoli la basilica fu ampliata e successivamente si sistemò un oratorio. In seguito il titolo dell’iso-lotto chiamato allora “Monte Tombe” fu sostituito con “Mont-Saint-Michel-au-peril-de-la-Mer”. (Monte S. Michele al pericolo del mare), poi più semplicemente, Mont Saint Michel.
I conti di Rouen prima, dopo i duchi di Normandia, provvidero di utili e vantaggi i religiosi che ne avevano cura. Il monte intanto aveva acquisito un valore strategico, tanto da divenire simbolo della resistenza francese nelle guerre contro l’Inghilterra.
Quando gli inglesi decisero di conquistare il monte, l’Arcangelo Michele apparve nuovamente, questa volta ad un’umile fanciulla, Giovanna D’arco, predicendole che avrebbe sconfitto gli inglesi ma mettendola in guardia dai raggiri. Raggiri da cui non seppe guardarsi, che la portarono al rogo dopo un processo per eresia in cui proclamò di aver visto l’Arcangelo “Lo vidi con i miei occhi, in compagnia degli Angeli del Cielo”. Circa trent’anni dopo la Pulzella d’Orleans fu riabilitata, ed in seguito fu dichiarata Santa.
I MISTERI DEL SANTUARIO DI SAN MICHELE ARCANGELO
Il Santuario di San Michele Arcangelo, risalente al 500 d.C., è una basilica di particolare interesse in quanto da poco è nella lista del patrimonio dell’ Unesco, ma è soprattutto un luogo unico al Mondo sia per la sua storia che per la fortissima spiritualità che aleggia al suo interno. Il Santuario è anche un luogo dove sono nascosti molti misteri e dei segreti non ancora svelati, in quanto coperti da antichi giuramenti risalenti a moltissimi secoli fa. Anticamente l’ ingresso della grotta celeste dove è custodita la impronta dell’ Arcangelo Michele, era collocato sotto l’ attuale pavimento dove oggi, attraverso un percorso ascensionale, si può rivivere il Santuario dell’ epoca longobarda e bizantina verso le cui pareti ancora tutt’ ora sono evidenti graffiti e simboli del popolo longobardo, il quale, tra il VII e l’ VIII sec. elesse l’ Arcangelo Michele a patrono nazionale del popolo longobardo, motivo per cui il Santuario da giugno del 2011 fa parte dell’ UNESCO, patrimonio mondiale dell’ umanità in quanto centro di potere e di culto longobardo. All’ interno del percorso ascensionale vi sono esposti e custoditi numerosi reperti storici risalenti dall’età longobarda fino a quella bizantina, con un vero e proprio museo di inestimabile valore, visitabile su appuntamento. Successivamente, nel 1274, venne chiuso il vecchio ingesso e costruita la Basilica superiore da Carlo D’ Angiò che inaugurò l’ attuale ingresso della Basilica superiore. Sotto la statua di San Michele Arcangelo posta sull’ altare della grotta, è custodito l’altare originario in pietra, dove è impressa un’ impronta di piede di un fanciullo attribuita all’ Arcangelo Michele, segno della sua personale consacrazione e custodia del luogo come è attestato nella fonte storica del “Liber de apparitione sancti Michaelis in Monte Gargano”.
Prima di scoprire uno dei misteri presenti in questo sacro e santo luogo è giusto sapere chi è l’ Arcangelo Michele. Egli è il Principe delle milizie celesti, una creatura angelica quindi un Arcangelo,ed è colui che per primo si è posto contro Lucifero per difendere Dio dai suoi numerosi attacchi.
Il Suo nome in lingua ebraica “Mi ki el”, significa Chi come Dio, in latino invece “Quis ut Deus”, indica appunto il suo ministero di combattere il male nelle sue più varie realtà e dare la giusta gloria a Dio. All’ Arcangelo si dà la triplica venerazione di guerriero che combatte il male, taumaturgo che guarisce e libera dal male fisico e spirituale e in ultimo quello di psicopompo, pesatore ed accompagnatore delle anime. Il Suo culto nasce in Terra Santa e si diffonde velocemente anche in oriente, la Sua venerazione è testimoniata nella Sacra Scrittura già nell’ Antico Testamento (ne parla infatti il profeta Daniele), dove si presenta come la guida spirituale del popolo ebraico, il custode difensore di Israele. Le Sue apparizioni risalgono al 490, 492 e 493 d.C. ed avvengono al Vescovo di Siponto Lorenzo Maiorano mentre una quarta apparizione avviene al Vescovo Alfonso Pulcinelli nel 1656 quando avviene il miracolo della peste. In quell’ anno infatti Monte Sant’ Angelo fu colpita da una terribile ondata di peste ed allora il Vescovo Pulcinelli invocò l’ Arcangelo il quale gli apparve ordinando lui di prendere dalla Grotta delle pietre ed incidervi sopra il segno della croce e le iniziali dell’ Arcangelo S.M.A. e distribuirle alla popolazione, che si salvò incredibilmente dalla peste. Da quell’ anno ogni 29 settembre, data della Solennità di San Michele Arcangelo, le pietre miracolose vengono portate in processione dagli abitanti di Monte Sant’ Angelo, in segno di devozione.
Nelle tante Sue apparizioni l’ Arcangelo Michele si presenta come il Vigile ed il Custode della Sacra grotta, Lui stesso la consacra e per Sua intercessione dalla Trinità Santissima è concesso il perdono di tutti i peccati.
Queste le Sue parole dette durante le apparizioni “Qui dove la roccia si spalanca i peccati degli uomini possono essere perdonati. Questa infatti è una Casa speciale in cui qualsiasi colpa può essere cancellata, qualsiasi cosa se chiesta qui nella preghiera ed è per il bene dell’anima richiedente, sarà da me intercessa presso la santissima Trinità ed esaudita.”
Infatti questo Santuario gode del titolo di Basilica Giubilare eterna, come ha sottolineato il Santo Padre Giovanni Paolo II durante la Sua ultima visita nel 1987. Il Santuario da molti secoli è meta di innumerevoli pellegrinaggi penitenziali in virtù della grazia dell’ indulgenza plenaria che si può ottenere con la confessione sacramentale.
Bellissime sono le parole che ci accolgono all’ ingresso superiore della Basilica, esse infatti ci preannunciano la bellezza e la potenza spirituale particolare di questo luogo: “terribile, impressionante è questo luogo, questa è la casa di Dio e la porta del cielo”. Ciò preannuncia quanto sia straordinario questo luogo per l’ esperienza in cui l’uomo è chiamato a fare in maniera personale con Dio, come allo stesso modo terribile è questo luogo contro il maligno in quanto la casa di Dio, il cui custode è proprio l’ Arcangelo Michele che accoglie i figli redenti da Cristo e che combatte il male che si manifesta nelle sue varie forme e realtà, il Santuario infatti è detto nelle parole la porta del cielo perché permette un passaggio da uno stato di peccato ad uno stato di Grazia,rinascita, speranza, vita.
Perciò l’ Arcangelo Michele nelle Sue apparizioni dice ancora “celeberrima in tutto l’ orbe terrestre è la grotta dell’ Arcangelo Michele che si è degnato di apparire ai mortali,pellegrino prostrati e venera questi sassi perché la terra nella quale tu stai è terra Santa”.
Altri due Santuari importanti nel Mondo sono intitolati a San Michel Arcangelo, il Santuario di Mont Saint Michel in Francia, e la Sacra di San Michele in Val Susa e la straordinaria coincidenza è che i tre luoghi sacri si trovano a 1000 chilometri di distanza l’uno dall’altro, esattamente allineati lungo una retta che, prolungata in linea d’aria, conduce a Gerusalemme.
Attualmente il Santuario è custodito dai Padri Micheliti della Congregazione di San Michele Arcangelo, fondata dal Beato Padre Bronislao Markiewicz nel 1921 nella lontana Polonia. Il rettore del Santuario è Padre Ladislao Suchy, 55 anni, chiamato direttamente dal Santo Padre Giovanni Paolo II a svolgere questo importante compito, quando, il 13 luglio 1996, il Vescovo di Manfredonia Mons. Vincenzo D’Addario ne ufficializzò l’ incarico. Padre Ladislao è in Italia dal 1982 ed è divenuto Sacerdote nel 1983, ha diretto il Pontificio Santuario Maria SS. ad Rupes, di Castel Sant’ Elia ed è stato molto vicino al Santo Padre Giovanni Paolo II, carpendone gli insegnamenti ed il carisma. Infatti la loro conoscenza risale ancora quando Papa Wojtyla era Vescovo di Cracovia e padre Ladislao era un giovane novizio. Successivamente, durante il Pontificato di Wojtyla, il Santo Padre e Padre Ladislao si sono incontrati diverse volte, anche durante alcune Messe celebrate nella Cappella Privata in Vaticano ed hanno pranzato più volte insieme. Papa Wojtyla è stato tre volte a Monte Sant’ Angelo in visita al Santuario, e precisamente nel 1954 quando era Vescovo, nel 1976 da cardinale e nel 1987 da Papa, dimostrando uno stretto legame con l’ Arcangelo Michele che lo ha sempre protetto dagli attacchi continui del maligno, ed è grazie a Lui che qui fa sempre una terribile fine.
Fonti: Wikipedia; http://www.pellegrinodipadrepio.it/i-segreti-ed-i-misteri-del-santuario-di-san-michele-arcangelo/; http://www.santuariosanmichele.it/; http://www.abbazie.com/sanmichelearcangelo/apparizioni_it.html; http://www.gargano.it/santuari/santuario-san-michele-monte-santangelo/; http://www.sanmichelequarto.it/ricerche_l.htm