Abbazia di San Rabano e Torre dell’Uccellina e la sua leggenda

Abbazia di San Rabano

Dove si trova

Il complesso si trova all’estremità meridionale del comune di Grosseto, completamente immerso nel cuore verde del Parco della Maremma, lungo il crinale dei Monti dell’Uccellina. Una volta acquistato il biglietto presso il Centro Visite di Alberese, potete dirigervi verso il Cimitero, lasciare l’auto e da qui proseguire a piedi seguendo le indicazioni per l’itinerario A1-B che dopo circa 6 chilometri con 400 metri di dislivello vi condurrà all’Abbazia.

La storia

Il Monastero di S. Maria Alborense (San Rabano) dell’ordine Benedettino cassinese fu fondato probabilmente nel sec. XI° fra i colli di poggio Lecci e poggio Uccellina nel cuore del Parco della Maremma. Il nome S. Rabano, che è ormai quello noto a tutti, sembra derivi da trasferimenti al complesso di un tempietto con alcune reliquie del santo ubicato nella zona nel preesistente Romitorio dell’Uccellina, situato poco più a valle. L’Abbazia era un tempo raggiungibile mediante una strada, chiamata della “Regina”, che scendendo in una valletta, lo collegava con l’antica Aurelia a circa 1 Km dall’attuale frazione di Alberese.

Il complesso nacque nel quadro della politica di assetto territoriale promossa nel secolo XI° dalla famiglia degli Aldobrandeschi. Le prime notizie certe sono riconducibili all’anno 1101 in quanto, da un documento, risulta che Ildebrando, vescovo di Roselle, rinunciò a favore dell’abate di Alberese, a tutte le decime diocesane dei terreni di proprietà dell’Abbazia.

Il XII° secolo fu il periodo di maggior splendore per il Monastero: Papa Innocenzo III aveva conferito fra il 1130 e il 1143 all’Abate di Alberese l’autorità spirituale e temporale sui monaci di S. Agostino di Montalto di Castro, autorità che venne confermata per tutto il XII° sec. Ma non mancano comunque ulteriori interferenze negli affari del monastero da parte della famiglia degli Aldobrandeschi che in quel tempo dominava la città di Grosseto (testamento di Aldobrandino Aldobrandeschi del 1208).

E’ da collocarsi intorno alla fine del XV° secolo il trasferimento della residenza priorale presso l’abitato dell’odierna Alberese, mentre il definitivo abbandono del Monastero avvenne dopo la riduzione a contado dell’Abbazia (9 maggio 1438) e la conseguente distruzione voluta dai Senesi.

Del monastero sono ancora leggibili nei resti delle mura il recinto rettangolare fortificato, dal quale emergono i resti dell’elemento più antico delle difese, una torre circolare con bastionatura addossata ad uno dei transetti, e poche stanze annesse alla chiesa con volte a botte. Si presume che esistesse un chiostro, con al centro una cisterna; un pozzo si trova all’esterno, a fianco del sentiero di ritorno verso il mare. Fuori del recinto fortificato, alcune tracce di muratura e molto pietrame sparso ovunque indicano l’esistenza di altre probabili costruzioni.

La chiesa è a croce latina, un tempo dotata di copertura con tre volte a crociera di cui una ancora visibile, il transetto è costituito da tre absidi, di cui quello centrale più ampio, cordonato, a pianta semicircolare, coperto da una cupola e con una monofora romanica che si apre al centro nella parte superiore. La torre campanaria anche se con i vari interventi susseguitesi nel tempo, risulta ancora in buono stato con evidenti elementi lombardi e romani. Al di sopra dell’altezza della chiesa, vi si aprono prima una serie di quattro monofore e poi una di quattro bifore, tutte con archi a tutto sesto tipici del romanico. Il livello soprastante vede una serie di quattro monofore più ampie che delimitano la parte anticamente occupata dalla cella campanaria.

Nella facciata principale si apre il portale d’ingresso architravato e pregevolmente decorato, chiuso in alto da un arco a tutto sesto che delimita una lunetta; sull’architrave si notano tre croci templari, una posta centralmente e le altre due lateralmente.

La Torre dell’Uccellina

Fa parte del complesso del Monastero di S. Rabano e fu costruita nel 1321 con funzioni di avvistamento verso il mare e di difesa del vicino complesso religioso.

La torre fu rialzata in un secondo periodo probabilmente intorno alla metà del XVI secolo, per volere di Cosimo I de’ Medici, periodo in cui si costruirono la maggior parte delle torri della zona o si ristrutturano quelle già esistenti, allo scopo di formare un’ininterrotta catena di edifici di avvistamento lungo tutta la costa al fine di essere a vista con esse. All’interno della torre sono riconoscibili le tracce di quattro piani, oltre quello terreno, al di sotto del quale presumibilmente, si trovava una prigione. Dopo l’abbandono dell’Abbazia iniziò il suo declino che culminò nella seconda metà del Settecento con la totale dismissione.

Recentemente tutto il complesso ha subito un accurato restauro e manutenzione comportando anche la ricostruzione fedele di parti originarie del monastero.

Dall’antica Abbazia è possibile raggiungere due spettacolari affacci rispettivamente a 600 e ad 800 metri di distanza, che offrono la visione dall’alto, il primo verso la costa sud (Cala di Forno e fino al promontorio di Talamone) ed il secondo in direzione nord (Pineta Granducale e Foce del fiume Ombrone).

La leggenda di San Rabano

La leggenda di San Rabano narra di come un uomo tentò di impossessarsi dei tesori nascosti nell’Abbazia di Alberese, oggi Abbazia di San Rabano. I signori del tempo per mettere in salvo i propri tesori dalle scorrerie dei pirati saraceni spesso li nascondevano nelle segrete dell’Abbazia. L’uomo, un contadino, spinto dalla moglie che sognava di impossessarsi di quegli inestimabili tesori, una notte di tempesta si diresse all’Abbazia e sotto le mura accese un fuoco. La moglie lo aveva messo in guardia dai fantasmi che abitavano il convento e dai grossi ragni neri, custodi del tesoro.

Mentre accendeva il fuoco l’uomo vide un ragno e pensò di essere vicino al tesoro. In quel momento dei sassi iniziarono a colpirlo; l’uomo alzò la candela e si rese conto che i sassi provenivano dall’interno della chiesa, dove un’alta figura incappucciata dal volto fosforescente, con voce di altro mondo, gli intimò di andarsene.

L’uomo, che non voleva tornare a casa a mani vuote, fece un passo verso la sinistra figura che sfoderò una spada fiammeggiante e lo uccise. Il giorno seguente il corpo dell’uomo esanime e senza ferite, venne ritrovato sotto le mura dell’Abbazia di San Rabano. Lì vicino un piccolo ragno si dondolava sornione e con sguardo maligno sulla sua tela.

Fonti: https://www.tuscanypeople.com/parco-naturale-della-maremma-storia-leggende/#h-la-leggenda-di-san-rabano;

https://castellitoscani.com/abbazia-san-rabano/

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Pubblicato da djeguito

Amo il mistero in tutte le sue forme: castelli stregati, case infestate, fantasmi, misteri, sparizioni e apparizioni, miracoli, tutto ciò che non si conosce e faccia paura...... Buona lettura.......