Tunnel di luce. Viaggi fuori dal corpo. Incontri e voci “ultraterreni”. Ma la spiegazione potrebbe stare nel cervello.
La vasta letteratura sulle Near death experiences (Nde), note in italiano come Esperienze pre morte (Epm), è composta dai racconti di quelle persone che asseriscono di aver visitato l’aldilà ed essere tornate indietro. Spesso queste supposte “visite” avvengono in condizioni di coma o di arresto cardiaco, spesso in conseguenza di gravi traumi o in presenza di malattie terminali.
Nell’aldilà e ritorno. I racconti di Nde sono composti, nella maggior parte dei casi, da precise fasi che si susseguono: la visione autoscopica (vedere il proprio corpo dall’esterno dopo averlo abbandonato), la sensazione di grande felicità, la presenza di una grande luce, l’incontro con persone care precedentemente defunte e il ritorno al proprio corpo.
Secondo le teorie parapsicologiche, i casi di Nde proverebbero l’esistenza di un aldilà e la possibilità di entrare in contatto con esso.
Stando invece alle spiegazioni scientifiche, le Nde non sarebbero altro che normali processi neurofisiologici e psicologici dovuti a diversi fattori, come l’assunzione di farmaci, la presenza di un trauma cerebrale, forti variazioni della pressione sanguigna e meccanismi psicologici di autoconsolazione.
Molto frequenti. Rimane il fatto che circa tre americani su cento hanno sperimentato almeno uno dei sintomi che oggi, secondo la “scala di Greyson” (vedi sotto) elaborata dallo psichiatra Bruce Greyson dell’Università della Virginia per misurarne scientificamente l’intensità, sono necessari per decretare che si tratta di una vera esperienza di premorte.
La scala di Greyson. Considera 16 fattori. I principali sono:
1. Accelerazione o rallentamento dello scorrere del tempo.
2. Velocizzazione del pensiero.
3. Ritorno di scene del passato, rivisitazione della propria vita come in un film.
4. Sensazioni di profonda gioia, pace e comprensione.
5. Comparsa di una luce brillante diffusa.
6. Passaggio attraverso tunnel con in fondo una luce.
7. Comparsa di paesaggi “celestiali”.
8. Impressione di uscire dal proprio corpo e di poter vedere l’ambiente dall’alto.
9. Incontri mistici, suoni di voci “ultraterrene”.
10. Sensazione di trovarsi a un punto di confine, a un limite oltre il quale non c’è ritorno.
11. “Incontri” con persone già decedute
Il 50% dei pazienti, al risveglio, afferma di aver provato la sensazione di essere già morto. In un quarto dei casi, i malati hanno avuto un’esperienza extracorporea, cioè sono “usciti” dal proprio corpo e hanno osservato se stessi e l’ambiente dall’esterno. Il 31% dice invece di aver percorso un tunnel, in fondo al quale si vedeva una luce intensa, e il 32% ha “incontrato” persone decedute».
Secondo uno studio pubblicato da Adrian Owen, uno dei massimi esperti al mondo di coma e coscienza, su 58 pazienti che avevano vissuto queste esperienze ben 30 non erano realmente in punto di morte: non è quindi necessario essere davvero a rischio per provare la sensazione che la vita ci stia abbandonando.
Esperienze di pre-morte simulate
Una simulazione di esperienze pre-morte indotte da una sostanza allucinogena conferma i racconti di chi ha vissuto vere esperienze ai confini della morte.
Che cosa succede nel tempo sospeso che precede la morte? A Londra, alcuni volontari hanno accettato di assumere dimetiltriptammina (DMT), un potente allucinogeno, e hanno sperimentato il brivido un po’ macabro di simulare gli ultimi istanti di vita, per raccontare poi le loro sensazioni. La simulazione è avvenuta nell’ambito di uno studio condotto da un gruppo di ricerca del prestigioso Imperial College di Londra, i cui risultati sono pubblicati su Frontiers in Psychology.
Viaggio mentale. La scelta della DMT non è casuale: il trip psichedelico sotto l’effetto di questa sostanza è ben descritto dalla letturatura scientifica, sulla base delle testimonianze di chi ne fa uso. In particolare, nella maggior parte dei casi sembra provocare allucinazioni simili alle esperienze di pre-morte, o ai confini della morte (Near Death Experience), così come sono descritte da soggetti che hanno ripreso le funzioni vitali dopo aver subito condizioni quali encefalogramma piatto, arresto cardiocircolatorio, coma.
Sotto effetto della DMT si scatenano allucinazioni intense, al limite del trascendente: tutti i 13 volontari dello studio hanno parlato di esperienze extracorporee, di una sensazione di pace interiore e hanno descritto la percezione di passare in un’altra dimensione, quasi paradisiaca.
L’Oltremondo. Una volontaria ha raccontato di essersi sentita disincarnata. Calmissima. E di aver avuto la sensazione di entrare in un tunnel (una “immagine tipica” delle esperienze di pre-morte) e, uscita dal tunnel, di essersi trovata in un luogo dove il tempo e lo spazio erano configurati in un modo che non credeva possibile: una “zuppa cosmica”, l’ha definita.
La ricerca è parte di un programma di lavoro più ampio condotto dal gruppo “psichedelico” dell’Imperial college londinese, mirato alla comprensione dei potenziali usi terapeutici degli allucinogeni per il trattamento delle malattie mentali. L’istituto cerca cioè di valutare gli eventuali effetti positivi delle droghe comunemente associate alla controcultura giovanile (LSD, i funghi magici, la ketamina, l’MDMA e l’ibogaina, peyote) nella cura dei disordini mentali come depressione, ansia e disturbi da stress post-traumatico, ovviamente in contesti controllati.
L’ultimo viaggio. Raccolte le testimonianze, il team le ha confrontate con quelle di persone che avevano affermato di aver avuto esperienze di pre-morte, rilevando molte coincidenze. Per i ricercatori le correlazioni non sono casuali, e si possono spiegare con il fatto che la DMT è una sostanza comunque presente nel nostro fluido cerebrospinale: è possibile che in prossimità della morte l’organismo produca maggiori quantità di DMT per proteggerci dallo shock di ciò che sta per succedere, innescando le allucinazioni.
Fonte: https://www.focus.it/scienza/scienze/esperienze-di-pre-morte-simulate