Il castello dei Carpazi ( Le Château des Carpathes) di Jules Verne – Romanzo gotico – 1892

 

Il castello dei Carpazi. Illustrazione di Leon Bernett dall'edizione del romanzo del 1892
Il castello dei Carpazi.
Illustrazione di Leon Bernett dall’edizione del romanzo del 1892

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Anticipando di qualche anno Bram Stocker – che pubblica il suo Dracula nel 1897 – e di un centinaio di anni e più l’imperante filone vampiresco dei giorni nostri, Jules Verne ambienta la sua storia nell’antica terra Dacia, in una Transilvania incorniciata dai monti Carpazi. «Ma è opportuno ricordare che la Transilvania è ancora molto legata alle superstizioni del tempo antico».

La superstizione più grave riguarda ciò che gli abitanti del luogo chiamano burg, o castello dei Carpazi, che – spaventoso – dall’alto «di una piccola montagna di pietre» domina la valle. «L’insieme è vago, fluttuante, incerto».

Il castello ha una sua storia: è stato fatto costruire e fortificare, tra il XII e il XIII secolo, dai baroni di Gortz padroni della zona da tempo immemorabile; i Gortz hanno partecipato a tutte le guerre possibili. L’ultimo rappresentante è il barone Rodolphe che «aveva visto la sua famiglia spegnersi intorno a lui. […] A ventidue anni si ritrovò solo».

Il giovane Rodolphe, perciò, impiega tutti i suoi averi per viaggiare in Europa e torna in Transilvania solo per partecipare alla guerra contro gli ungheresi. Persa la guerra, muoiono anche i suoi ultimi servitori e rimane totalmente solo. Così si unisce alla banda di un famoso quanto sanguinario e patriottico bandito. A quel punto di Rodolphe si perdono le tracce, c’è chi dice che sia morto, altri dicono che in qualche modo si sia salvato dopo che la banda verrà sterminata. Fatto sta che per anni il castello dei Carpazi resta deserto, o almeno così sembra, e diventa luogo di leggende e superstizioni.

A questo punto succede qualcosa: un pastore un giorno incontra un ebreo che gli vende una fenomenale diavoleria: un cannocchiale che gli permette di vedere molto lontano, fino al burg dove, all’improvviso, vede uscire fumo dal camino. Qualcuno è tornato al burg, o forse non è mai uscito.

Il paese, saputa la notizia, si anima e un gruppo di notabili decide che è il caso di verificare. L’unico a farsi avanti è il guardiacaccia Nicolas Deck – fidanzato della figlia del governatore del villaggio –, ma è impensabile mandarlo solo verso un’avventura simile.

Chi mandare? Non c’è certo la fila. Ma c’è un personaggio divertentissimo, il dottor Patak, che si è sempre vantato del suo coraggio e, sprezzante delle leggende e delle superstizioni, può essere l’uomo giusto. L’unico problema è che Patak non ha un briciolo di coraggio nemmeno a tirarlo fuori con le pinze. Tuttavia: «Non potete sottrarvi» gli dice il mastro Koltz. «Va bene… poiché lo volete» cede Patak, «accompagnerò Nic, benché la cosa sia perfettamente inutile!»

«Quella notte gli abitanti di Werst si barricarono solidamente nelle loro case come se fossero stati minacciati da un’apparizione fanta-stica… Il terrore regnava nel villaggio». E fanno bene. Perché ciò che aspetterà i nostri due protagonisti non è certo piacevole, ma sarà molto, molto avventuroso.

 Dopo un giorno di marcia, arrivano al burg che sta facendo buio e decidono saggiamente di attendere il mattino seguente per entrare: ma la notte li atterrisce con strane immagini proiettate nel cielo, rintocchi di lugubri campane e persino una misteriosa paralisi.

 Intanto a Werst è arrivato il giovane conte Franz de Télek, proveniente da Craiova. Costui afferma di aver conosciuto a Napoli  Rodolphe de Gortz, suo rivale in amore per una cantante lirica italiana, soprannominata La Stilla…creduta morta, sia tenuta prigioniera dall’oscuro, melomane barone, e con il suo attendente parte a sua volta per il castello.

Intanto, il barone, insieme al suo assistente, misteriosamente al corrente del suo imminente arrivo, prepara una ben poco ospitale accoglienza.

Conclusione

Tutte le apparizioni, i mostri, gli ululati e le apparizioni di Stilla si riveleranno opera dell’assistente del barone, Orfanik, un misconosciuto genio multimediale ante litteram, inventore di macchine per registrare e proiettare suoni e immagini, costruttore di microfoni per lo spionaggio e altri dispositivi futuristici.

Il barone preferirà lasciarsi perire nell’esplosione finale del castello, dopo la distruzione della sua collezione di registrazioni musicali. Il conte Franz soffrirà di un esaurimento nervoso di alcuni mesi.

 Il castello dei Carpazi è considerato un romanzo profetico da molti punti di vista: innanzitutto è ambientato in un lugubre castello della Transilvania – un set che solo cinque anni dopo Bram Stoker utilizzerà per il suo immortale Dracula – un’atmosfera  della quale Jules Verne aveva intuito le grandi potenzialità letterarie.  E poi contiene riferimenti continui a una serie di tecnologie che all’epoca dell’uscita erano utopia o comunque estrema avanguardia: ologrammi, trasmissione delle immagini, diffusione sonora amplificata (mentre il telefono era già stato inventato da qualche anno e il cinema muto è praticamente coevo al libro). Preveggenza tecnologica a parte, il romanzo è tra i meno riusciti di Verne: gli ingredienti gotici (il castello inaccessibile, i misteriosi fenomeni sonori e ottici che turbano le notti di chi si avventura nelle vicinanze) e ancor più quelli da feuilleton (la morbosa ossessione per la Stilla, il suo fato terribile) che potrebbero dare pepe al plot sono annacquati da ritmi lentissimi e farraginosi, dalla pochezza dei personaggi di contorno e da una bizzarra vena comica che spunta qua e là con esiti paradossalmente raggelanti.

Personaggi

  • Nic Deck, giovane e ardito villaggese
  • Dottor Patak, ciarlatano locale
  • Barone Rodolphe de Gortz, sinistro signore, melomane solitario, padrone del Castello dei Carpazi.
  • Orfanik, assistente del barone e genio misconosciuto.
  • Conte Franz de Télek, giovane e ardito nobile vedovo.
  • Rotzko, attendente del conte.
  • Stilla, moglie (apparentemente deceduta) del conte e cantante d’opera; tra gli ammiratori della sua voce, il silenzioso e ossessivo barone Rodolphe de Gortz.
  • Miriota: giovane fanciulla del villaggio, fidanzata a Nic Deck
  • Koltz, Frik, Hermod e altri abitanti del villaggio di Werst

 

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Pubblicato da djeguito

Amo il mistero in tutte le sue forme: castelli stregati, case infestate, fantasmi, misteri, sparizioni e apparizioni, miracoli, tutto ciò che non si conosce e faccia paura...... Buona lettura.......