Il lago di Tovel è un lago alpino compreso nel comune di Tuenno (TN) ad un’altezza di 1178, situato nella parte settentrionale delle Dolomiti di Brenta, rappresenta una delle maggiori attrazioni naturalistiche del Parco Naturale Adamello-Brenta. La fama conquistata da questo piccolo lago a livello internazionale nella metà del secolo scorso era associata al fenomeno dell’arrossamento delle sue acque che si verificava nelle ore centrali della giornata nel periodo più caldo della stagione estiva. Le sue acque sono sorprendentemente limpide con incredibili tonalità di blu e di verde e ricche di fauna.
Il lago appartiene al bacino idrografico del Noce, uno dei maggiori affluenti del fiume Adige. Ha una superficie di 360.000 metri quadrati, con una profondità massima di 39 metri.
Fino agli anni ’60 la fama del lago di Tovel era legata, oltre alla sua splendida atmosfera romantica, al famoso fenomeno di arrossamento delle sue acque.
Per un certo periodo, ogni anno, le rive del lago si tingevano di un rosso acceso. Lo spettacolo era davvero suggestivo e non c’è da meravigliarsi se, intorno alle origini del fenomeno, nacquero, nel corso dei secoli, molte storie e leggende. La più famosa di tutte è la leggenda della Regina Tresenga.
La Legenda
Come spesso avviene, anche nel caso dell’arrossamento del Lago di Tovel la cultura popolare ha cercato di offrire una sua interpretazione fiabesca e mitologica dei fatti. Ne è nata la suggestiva leggenda della Regina Tresénga, nella quale rimbalzano gli echi delle contese, queste storicamente documentate, tra gli abitanti di Tuenno, della Val di Non, e quelli di Ragoli, per il predominio sui territori di montagna del Brenta.
Il destino aveva voluto, che la bella e coraggiosa Tresénga, fosse l’unica figlia dell’ultimo re di Ràgoli. Ella avrebbe dovuto scegliere un principe. ma il desiderio di mantenere unito il suo fiorente regno, le fece scegliere il nubilato; con la consapevolezza, che il regno, avrebbe cessato di esistere alla sua morte. Così i giovani più forti e coraggiosi vennero spediti come ambasciatori nelle capitali dei regni vicini, con l’annuncio che Tresénga rinunciava alle nozze. Si astenessero, quindi, i giovani prìncipi e i cavalieri dal presentarsi a Ràgoli colmi di doni per chiedere la mano della giovane e bella regina. Tutti i pretendenti ne presero atto a malincuore e rivolsero altrove le loro mire. Tutti, a eccezione di Lavinto, re di Tuénno, che in barba agli ambasciatori e ai loro editti, si recò a Ràgoli con un gran sèguito di dame e cavalieri. A Lavinto, in verità, poco interessava Tresénga: ciò che più gli premeva era metter le mani sul quel piccolo regno ricco di pascoli e di boschi che faceva gola a molti e che avrebbe fatto di Tuénno una vera potenza invincibile. Tresénga impassibile alle avance di Lavinto lo respinse. Lavinto lasciò Ràgoli, ma si accampò nei dintorni e nei giorni seguenti fece recapitare alla regina grandi mazzi di fiori di campo, con anelli d’oro e d’argento infilati in ogni gambo… Provò a convincere la regina recalcitrante con lunghe e appassionate lettere d’amore e con romanze fatte comporre per l’occasione dal suo menestrello. A quel punto il dubbio cominciò a insinuarsi nella mente della buona Tresénga.
– Miei fidi Ragolesi– confidò la regina all’assemblea dei capifamiglia, – voi sapete con quanta insistenza Lavinto sta chiedendo la mia mano. Se fosse per me, non cederei nemmeno dinanzi a una montagna d’oro, ma mi preme che voi siate guidati da un re forte e potente… Ditemi ancora una volta cosa volete: Tresénga madre, oppure Tresénga regina? Anche quella volta nessuno dubitò e tutti urlarono: – Tresénga regina! Fu così che all’alba del giorno dopo l’accampamento del re di Tuénno si svegliò al fracasso della gente di Ràgoli che, armata di spade, forche e bastoni, era già in vista del campo nemico: a Lavinto non rimase che riconoscere almeno per il momento la sconfitta – la prima della sua vita – e far ritorno a Tuénno! La Regina Tresinga, bella, forte e risoluta, partì dunque con i suoi da Ragoli alla volta dei monti del Brenta, in modo da porre la parola fine alle continue dispute per i confini con la gente di Tuenno. L’intenzione era di impadronirsi delle montagne che fanno corona alla Val di Tovel, ricche di preziosi pascoli. Tresinga e i suoi fidati avanzarono fino al Castellazzo, che domina la valle dal bordo del Pian della Nana, ponendovi il loro quartier generale; le truppe scesero accampandosi al Campo di Flavona e a Malga Tuenna, spingendo con la forza verso la zona del lago gli avversari. Il piano di Tresinga e dei suoi capitani era semplice: calare in massa dal Castellazzo e dalla Flavona verso la conca del lago, sferrando l’attacco finale. Così fecero, ma non tennero conto dell’astuzia dei soldati di Tuenno, che avendo il favore della perfetta conoscenza dei luoghi, si erano disposti a piccole pattuglie, con tante sentinelle, nei boschi di Tovel. Quando le truppe di Tresinga, con tanto di cavalleria, fanteria e vessilli,giunsero così sulle rive del lago, alle loro spalle piombarono i nemici, stringendole come in un anello. Iniziò così una furibonda battaglia, che vide i soldati di Ragoli avere la peggio; solo Tresénga e pochi dei suoi riuscirono a sfondare l’accerchiamento fuggendo verso la valle, ma dietro il dosso che sbarra il lago stava in agguato una pattuglia nemica. Per la fiera Regina e i suoi non ci fu scampo, ma anche nella fazione opposta le perdite furono enormi. Il sangue fu versato in quantità così copiosa che da quel giorno le acque del lago si colorarono di rosso e a perenne memoria della valorosa regina il torrente emissario conserva il nome di Tresenga. Oggi il Lago di Tóvel ha perso la sua rossa magia, ma nelle notti di luna piena è ancora possibile udire sulle rive occidentali un lamento di donna: è la povera Tresénga che piange la morte dei suoi fedeli sudditi e amici.
La risposta Scientifica
La conca che ospita il lago di Tovel risale a circa 12.000 anni fa durante le fasi finali dell’ultima glaciazione mentre l’aspetto attuale del lago è stato raggiunto alcuni secoli fa, lungo circa 1 km, largo m 570 e la profondità massima è di 39 metri. Il lago di Tovel è conosciuto in tutto il mondo per l’arrossamento delle sue acque dovuto ad un alga particolare chiamata “Glenodium Sanguineum“ (chiamato anche Woloszynskya coronata) Il Glenodinium sanguineum è un’alga unicellulare (Dinoflagellata) che contiene nel plasma sostanze oleose colorate da pigmenti carotenoidi. Le dinoflagellate, conosciute tradizionalmente anche come pirrofite o pyrrophyta, sono alghe microscopiche acquatiche contenenti clorofilla di tipo A e C, -carotene e xantofille peculiari, che concorrono alla formazione del plancton sia di mare che d’acqua dolce. Sono per la maggior parte unicellulari e mobili con un livello di organizzazione monadale, dotati di due flagelli ciliati uno dei quali situato in un solco che circonda la cellula. Questi pigmenti carotenoidi davano una caratteristica unica nel suo genere al Lago Rosso della Val di Tovel che, in determinati periodi, (durante l´estate) assumeva una colorazione rossastra delle acque, fenomeno attivo fino agli anni ’60 circa, ora scomparso. Il microrganismo non è scomparso dal lago: è ancora presente ma non riesce a proliferare come un tempo.
Tratto da: Leggende Trentine www.mauroneri.eu;
http://archivio.gustosamente.it/article/quando-il-lago-di-tovel-tn-diventata-tutto-rosso;
http://www.albergolagorosso.it/ita/perche_lago_rosso.php
Caso simile lo abbiamo in Australia nel lago di Hillier.
Questo strano lago salato si trova in Australia, sull’isola di Middle Island, separato dall’oceano solo da una stretta lingua di terra, ed immerso in una fitta vegetazione. Rimane un mistero la causa dell’insolito colore rosa acceso che lo caratterizza. Due finora le ipotesi avanzate: la presenza nelle sue acque di un’alga di colore rosso, la Dunaliella salina, oppure una particolare reazione di alcuni batteri alla salinità del lago.