Un’angusta stanza completamente graffitata e disegnata di svariati simboli religiosi e filosofici che in alcuni casi risalirebbero addirittura al XIII secolo. Un luogo assolutamente angosciante, questo, in cui si respira un’atmosfera densa e drammatica: forse i prigionieri, consci del terribile destino che li aspettava (questo carcere era una sorta di “latomia” da cui difficilmente si usciva vivi) vollero lasciare alla posterità un segno della propria tragica vicenda quale esortazione alla libertà della coscienza, ossia come traccia di un’interpretazione della propria fede che al tempo non poteva essere tollerata. Accanto alla celletta, ricchissima di spunti per lo studioso di iconologia magica, è visibile del resto la più ampia sala ove dovevano forse avvenire i sadici supplizi o le barbare esecuzioni ai danni dei malcapitati, fossero essi delinquenti comuni o – più verosimilmente a quanto pare – eretici ed avversari politici della Chiesa.
Tramite accurati studi storici, è stata ricostruita tra l’altro parzialmente la storia di Andra Lombardini, il detenuto che, nella seconda metà del XVIII secolo, fu autore del “ciclo” più rilevante (caratterizzato da simboli e disegni spesso macabri ed inquietanti), con cui egli pare descrivere simbolicamente la propria sventura e, allo stesso tempo, sostenere una lettura del cristianesimo in chiave esoterica e massonica (forse di matrice rosacrociana), benché il significato sotteso alla simbologia non sia ancora stato decifrato. Tuttavia, la presenza in più punti del simbolo gesuita “IHS“ (con la H sormontata da una croce e con tre chiodi incisi di sotto), indica che probabilmente Lombardini appartenesse a quell’ordine, che a partire dal 1758 subì una feroce repressione in tutta Europa, orvieto di cui furono protagonisti soprattutto, e non a caso, proprio i domenicani.
Ma quel che rende il tutto più affascinante è inoltre il fatto che si racconta avvertire nei sotterranei del convento la presenza dello spirito di quel detenuto, ciò che sarebbe dimostrato da alcuni accadimenti di tipo “paranormale” nella cella stessa (ad esempio cambiamenti di clima repentini, fiori e profumi comparsi da soli, ecc…). A tal proposito sono stati consultati anche esperti del campo, come cosiddetti “medium” e “sensitivi”, i quali, ovviamente e a modo loro e con tutti i dubbi del caso, hanno confermato la “presenza” di “qualcosa”…
In ogni caso, c’è da dire che la visita a questo singolare complesso (che custodisce peraltro una splendida cappella medievale affrescata e diversi resti di opere idrauliche romane) non soltanto dimostra per l’ennesima volta la vastità dei misteri che ancora caratterizzano il patrimonio artistico e monumentale italiano (in particolare riguardo alla storia della Chiesa), ma costituisce pure un’esperienza di assoluto interesse e di grande suggestione, oltre che un motivo di profonda riflessione sulla follia e sulla mostruosità che possono esprimere gli uomini ai danni dei propri simili.
Come arrivare:
Tramite l’Autostrada A1 Roma-Milano, uscita Orte, provenendo sia da Nord che da Sud, e poi raccordo TERNI-ORTE fino alle indicazioni di uscita per Narni. Oppure tramite la via Flamina (SS 3), provenendo da Roma o da Fano.
Modalità d’accesso:
Il complesso è gestito dall’Associazione Culturale “Subterranea” per accedere alla visita, che è normalmente guidata. Per informazioni dettagliate sui giorni e sugli orari di visita si consiglia di consultare il sito web, oppure di inviare una e-mail all’indirizzo [email protected]
Link: http://www.narnisotterranea.it/
Fonte: www.mitiemisteri.it